Il ritorno della balena blu

Il ritorno della balena blu

Ambiente/La notizia che il più grande mammifero mai vissuto sulla Terra sia stato avvistato di nuovo nell’Oceano Antartico

 

“Verso di te rotolo, balena che tutto distrugge ma niente conquista; fino all’ultimo mi azzuffo con te; dal cuore dell’inferno ti trafiggo; in nome dell’odio, ti sputo il mio ultimo respiro”. La dichiarazione splenetica e morente di sfida del Capitano Achab, mentre Moby Dick distrugge la sua nave baleniera e la manda sotto le onde dell’Oceano Pacifico, è tra i passaggi più famosi dello straordinario romanzo di Herman Melville.

In realtà, i trionfi e i racconti di caccia sono già da tempo solo una fantasia nel brutale mondo della caccia industriale alle balene. Il più grande cetaceo di tutti, la balenottera azzurra, era ormai quasi scomparso del tutto dall’Oceano Antartico da quando fu introdotto il divieto di caccia nel 1967.

Da allora gli avvistamenti del più grande mammifero mai vissuto sulla Terra erano stati evanescenti e rari nella regione. Una notizia ci racconta che non è più così. Un sondaggio fatto nelle acque costiere intorno all’isola della Georgia del Sud, nell’Antartico, ha evidenziato risultati sorprendenti ed edificanti.

In poco più di tre settimane, nelle acque ricche di krill di quella che un tempo era la loro principale area di alimentazione, i movimenti di 55 balene blu antartiche sono stati registrati dal British Antarctic Survey. La scoperta è stata descritta come “qualcosa di veramente sorprendente” da uno specialista cetaceo. Suggerisce che quando verrà effettuato un audit completo, previsto per il 2021, ci siano buone probabilità che la specie si dimostri in piena modalità di recupero, così come le megattere e le altre balene nell’emisfero meridionale.

La balena blu appartiene alla categoria delle “megafaune carismatiche”: un modo piuttosto poco attraente di descrivere quegli animali che catturano l’immaginazione pubblica e aiutano a guidare campagne ambientali e di biodiversità. Tre anni fa, il Museo di storia naturale ha installato uno scheletro di 25 metri di una balena blu e lo ha chiamato Hope, con l’intenzione di ispirare le nuove generazioni a costruire un futuro sostenibile.

Ci sono state critiche verso questo tipo di approccio, in parte per il fatto che il destino di queste creature aveva un fascino meno ovvio di come veniva descritto. Ora il ritorno dei più maestosi viaggiatori oceanici del mondo nelle acque meridionali potrebbe essere anche uno strumento per le battaglie degli attivisti ambientalisti. I torti ecologici possono essere corretti, o almeno mitigati, con volontà e organizzazione sufficiente.

Il ritorno della balena può essere d’ispirazione per le sfide che devono ancora essere vinte. Potrebbe anche, presumibilmente, fungere da ulteriore stimolo all’azione sull’emergenza climatica. Al giorno d’oggi il Capitano Achab del XXI secolo è ormai limitato (a pochi avamposti ostili) nella caccia alle balene; ma il riscaldamento degli oceani, che interrompe le catene alimentari e i ritmi migratori, sta diventando una minaccia letale.

Delle 55 balene blu identificate, alcune sono state viste ma altre sono state solo ascoltate attraverso l’audio registrato. Il loro suono sembra una canzone, ricorda in qualche modo il suono profondo e risonante di una tuba. La musica dei mari del sud non era più la stessa senza queste manovre orchestrali nel buio. Dovremmo assicurarci che la balena blu sia tornata per rimanere.