Transizione ecologica, nuovo modello di sviluppo con le rinnovabili
Si parla tanto in queste settimane di “transizione ecologica”, tanto che è stato costituito un ministero ad hoc per cercare di ottimizzare i fondi della ricostruzione in materia di ambiente e di energia. Tuttavia in Italia la strada per una vera transizione è ancora lunga. Se infatti in Europa il nuovo target prevede di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, in Italia un nuovo modello di sviluppo green dovrebbe mirare a raggiungere quasi i due terzi dei consumi elettrici.
Ci sarà dunque bisogno di una forte spinta alle fonti rinnovabili per soddisfare anche nel nostro paese uno scenario “climate neutral”. Secondo le previsioni, alla fine del decennio 2020-2030, avremo un utilizzo della potenza solare equivalente a una settantina di GW (anziché i 52 previsti dal Pniec) e per l’eolico almeno 5 GW in più rispetto a quelli indicati dal Piano. Secondo le previsioni a lungo termine invece la produzione elettrica entro la metà del secolo, quindi nel 2050, potrebbe arrivare a 650 TWh: più del doppio rispetto a quella attuale.
Inevitabile quindi che il fotovoltaico faccia in futuro la parte del leone, garantendo oltre la metà della produzione, ma anche che l’eolico abbia una forte accelerazione del suo sviluppo. Prevedibile anche che una parte dell’elettricità verde venga prodotta con l’idrogeno.
Solare ed eolico negli ultimi dieci anni hanno visto un incremento di poco più di 1 TWh all’anno. Nel nuovo scenario che vuole “decarbonizzare” l’ambiente e il nostro modello di sviluppo, il loro contributo dovrebbe crescere fino ad arrivare alla fine di questo decennio ad incrementi annui di produzione di 10-15 TWh. Per arrivare a questi obiettivi andranno affrontate comunque diverse criticità: come la revisione delle procedure autorizzative o la creazione del consenso rispetto ai nuovi impianti.
Dopo un boom di una decina di anni fa infatti, le rinnovabili hanno visto un periodo di crescita lenta. Non è stato soddisfacente il meccanismo delle aste e dei registri, con i primi 4 bandi del Decreto FER 1 assegnati solo a un quarto del contingente totale.
Si pone il problema delle autorizzazioni e di come adottare soluzioni innovative che possano coinvolgere maggiormente i territori e renderli protagonisti. La nuova direttiva sulle rinnovabili potrebbe favorire il successo delle comunità energetiche.
Anche l’agrovoltaico sta avendo interessanti affermazioni in giro per il mondo: in Olanda, in Francia, in Germania e anche in Cina. Insomma mai come in questa fase c’è la possibilità di sviluppare e migliorare la crescita delle rinnovabili. Una politica mirata nel nostro paese si rende necessaria e potrebbe garantire reddito aggiuntivo, occupazione, riduzione del consumo di acqua, protezione dei territori e del clima.